I mille usi delle mussoline

Bianchi, con le balenine azzurre, con gli elefantini rosa o mille altre fantasie, questi telini quadrati prendono il nome dal tessuto da cui son fatti, la “mussola” appunto, un prodotto che ebbe origine in Bangladesh ma che gli europei incontrarono per la prima volta nella città di Mosul, nell’attuale Iraq.

Questa tela leggera dalla trama rada (assomiglia ad una garza un po’ più spessa) ha delle caratteristiche che la rendono molto pratica quando si ha a che fare con un neonato:

  • è sottile

  • resistente

  • traspirante

  • ha tempi di asciugatura molto rapidi

Niente male, no?

agnese mussoline

Le mussoline sono dei piccoli factotum!

Ce n’è una lì, morbida morbida, sul fasciatoio per asciugare il piccoletto (più si lavano e più si ammorbidiscono… le mussoline intendo, eh!). Poi ce n’è una sulla nostra spalla, dopo la poppata, quando si ci trova a tamburellare le dita su una piccola schiena, in attesa che si manifesti un segno di buona digestione. C’è la mussolina girovaga, quella che infili nella rete del passeggino “ che poi magari mi serve”: la utilizzi come copertina leggera, come parasole o zanzariera sfruttandone la grande traspirabilità (nel mio caso specifico, le mie bambine hanno capito in fretta che quando mamma e papà tendono quello straccetto sulla capotte del passeggino è perché cala il sipario ed è il momento di una bella pisa).

carlotta mussoline

Shhhh! Non svegliatela che mamma e papà si arrabbiano!

E poi va beh… per sua natura la mussolina tampona disastri (qui mi sento di lasciar spazio alla fantasia del lettore); il fatto che questi telini siano tanto sottili semplifica davvero il gesto di acchiappare-usare-lavare..in poco tempo tutto asciuga e ricomincia il ciclo.

“Tienimi stretto stretto!”

Avvolgere il neonato è un antico gesto di cura presente in moltissime culture e numerosi studi scientifici anche recenti ne hanno confermato i benefici. In effetti, a ben pensarci, senza scomodare le ricerche, è intuitivo che quanto più le esperienze che proponiamo al neonato assomigliano a qualcosa che già conosce, tanto più sarà a suo agio.

Fasciare un neonato significa contenerlo come faceva l’utero prima del parto.

Facciamola semplice: il piccoletto negli ultimi mesi di gravidanza è immerso in un liquido caldo, stretto stretto, avvolto e sostenuto dalle membrane uterine. Mamma di sotto, mamma di sopra, mamma a destra e mamma a sinistra: non conosce altro che il contatto. Una volta nato sta bene nell’abbraccio della mamma e l’avvolgimento in fasce non è altro che un prolungamento di quest’ultimo.

Ecco cosa potete fare per aiutare il vostro piccolo a calmarsi, chiudendo momentaneamente le porte al mondo esterno. Avvolgetelo.”

Così ci suggerisce Tracy Hogg, una puericultrice inglese che ha raccolto l’esperienza di anni di consulenze con tanti genitori in una piccola guida ricca di consigli e piacevole alla lettura, “Il linguaggio segreto dei neonati”.

Ogni bambino nasce con il proprio temperamento: ci sono neonati più tranquilli e neonati più sensibili a stimoli esterni ed interni. Ma qualunque bambino appena nato non sa di avere gambe e braccia proprie e nei momenti di stanchezza tutto quello sventolare di arti davanti al faccino non fa che renderlo più spaventato ed irrequieto (la mia bambina più piccola, come tanti bambini, ogni tanto sembrava avesse fatto qualche tipo di lotta con qualche tipo di gatto..in realtà erano le sue stesse manine a graffiarla!). Oltre ai movimenti attivi dobbiamo poi ricordare i piccoli sobbalzi dovuti al riflesso di Moro.. insomma dai, diciamocelo, addormentarsi non è proprio una passeggiata in tutto questo Can Can di movimenti!

Volendo invece scomodare le ricerche pare che i neonati avvolti abbiano una fase REM più tranquilla, risvegli meno frequenti e che dormano più a lungo. La fasciatura (se fatta con un tessuto traspirante e leggero come quello delle mussoline) aiuterebbe a mantenere costante la temperatura del corpo, consentendo al calore di concentrarsi nella pancia, agevolando dunque la digestione e aiutando a contenere le coliche gassose. Sempre secondo le ricerche, avvolgere in fasce spezzerebbe il circolo vizioso “stress psicologico-dolore-pianto” (tenendo a mente che psiche e soma sono proprio un tutt’uno in questa fase dalla vita).

Qualche indicazione pratica per fasciare un neonato:

  • piegare a triangolo una mussolina,
  • stenderci sopra il piccolo con il collo all’altezza della piega,
  • porre un braccino sul petto facendo passare il lembo della mussolina sopra il corpo e fare lo stesso con l’altro braccio.

Consiglio:

La mussolina deve aderire senza essere troppo stretta.

Essendo la massima esperta delle mie bambine, ma delle mie bambine soltanto, rimando al libro di Tracy, ma soprattutto ad una chiacchierata con un’ostetrica (ad esempio le nostre ostetriche vicine di casa per avere due dritte in più e più precise sulla faccenda.

Tracy Hogg, nel suo libro, suggerisce di avvolgere i bambini per le prime sei settimane di vita, liberandogli le mani quando cominciano a portarsele con curiosità verso il viso e la bocca.

Verso il terzo mese, quando i piccoletti iniziano a controllare meglio i movimenti del proprio corpo, si potranno mettere da parte le mussoline (da parte, ma sempre nel primo cassetto eh!!). I primi esperimenti motori (la testina che si tira su in posizione prona, i tentativi di girarsi…) vanno infatti sostenuti regalandogli libertà di movimento.

D’altra parte, questo sostegno fisico e psicologico del bambino continua con il contatto, l’abbraccio, la carezza (quanto dormono bene in fascia i nostri bambini?); si fonde nello sguardo accogliente e negli odori e sapori riconoscibili e tranquillizzanti; si prolunga con suoni ovattati che lentamente si trasformano in note, in melodie, quindi in fiabe e canzoncine (ma questa è un’altra storia!).

E usassi la mussolina per improvvisare un pannolino?

IL TUTORIAL

Per chi non volesse utilizzare pannolini usa e getta, una volta piegate e con l’aggiunta di una mutandina impermeabile, ecco qui il principio del pannolino lavabile (scelta sostenibile per la pelle del bambino, per l’ambiente e per il portafoglio). Intendiamoci: come già suggerito da Filippo nell’articolo sui pannolini lavabili i giorni successivi alla nascita ci si può prendere il tempo per prendere confidenza con il nuovo arrivato più che con il pannolino lavabile. Ma passate le prime settimane ci si può davvero cimentare con le mussoline, piegate con tecniche particolari (ce n’è tante, nessuna di queste è complessa). Il tessuto è naturale specie se in cotone biologico, non sbiancato, traspirante e quindi rispettoso della pelle del bambino; la tela sottile non ingoffa troppo e, come dicevo qualche riga fa, in poco tempo asciuga.

Quando poi le produzioni del piccinetto incominceranno a farsi un po’ più consistenti e si passerà al pannolino in spugna di cotone (più spesso ed assorbente) la mussolina può continuare a fare da inserto assorbente aggiuntivo.

Eh beh, ritornando al punto di partenza… quante ne potrebbe raccontare quel fazzolettone quadrato di cotone! E dopo infiniti lavaggi e strapazzamenti, quando non ci saranno più cuccioletti che girano per casa intrattenendoci con moccichi, rigurgiti e altre sorprese, potremo fare delle mussoline degli ottimi panni per pulire i vetri.

Cosa proponiamo alla formica?

Qui in negozio abbiamo le mussoline di FRESK in cotone biologico e con fantasie bellissime!

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Le mitiche balene sulle mussoline Fresk

Anche Popolini fa delle ottime mussoline e propone anche il telino “Puck Manta” in maglina preformata.

Entrambe le imprese lavorano in maniera sostenibile, nel rispetto di standard etici e sociali.

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